Ipnosi regressiva: come funziona

1/6 – Introduzione

L’ipnosi regressiva è una terapia psicologica che viene condotta da persone esperte e qualificate. Il suo principale scopo è quello di risolvere dei problemi di cui il paziente soffre. Bisogna però chiarire bene cosa si intende per ipnosi regressiva e cosa invece non è. Usualmente si tende a pensare che bisogna portare un soggetto in una trans profondissima per farlo regredire ad un momento della sua vita molto traumatico, farglielo rivivere totalmente e sviluppare così una sorta di catarsi, di comprensione del problema, in modo che il blocco di cui prima si parlava svanisce e tutto torna alla normalità. In realtà non è così, questo pensiero comune è una specie di semplificazione, di schema generale, che viene fornito a chi non conosce per niente l’argomento. In realtà l’ipnosi regressiva è una pratica assolutamente soggettiva e specifica. In questa breve guida cercheremo di fornirvi alcune linee guida per permettevi di capire come funziona l’ipnosi regressiva.

2/6 Occorrente

  • Terapista

3/6 – Il fenomeno del tempo

Se si contempla il tempo come una linea su cui noi possiamo muoverci, avremo un presente, un passato e un futuro. A seconda di quanto andiamo indietro nel passato e a seconda di quale mezzo utilizziamo per percepire quel passato, si parla di “ricordo”, ovvero di una memoria, qualcosa che noi ricordiamo, di “rivivificazione”, ovvero di un qualcosa che noi riviviamo da un punto di vista anche emotivo, e infine di “regressione”, ovvero quando noi siamo esattamente in quel luogo e stiamo vivendo in prima persona attraverso tutte le sensazioni e attraverso tutti quei meccanismi neurologici che ci appartengono. Si capisce bene come siano diversi livelli di profondità, il che non implica necessariamente una profondità ipnotica. È però errato poter pensare di raggiungere tale profondità in una singola seduta terapeutica, occorreranno quindi un numero di sedute che può variare a seconda di diversi fattori che saranno valutati nello specifico dall’operatore competente.

4/6 – Dubbi dell’ipnosi regressiva

La terapia dell’ipnosi regressiva lascia però molti dubbi sull’effettiva efficacia del metodo e sulla natura dell’esperienza che il paziente vive nella regressione. Infatti, non è ben chiaro se il ricordo sia un’effettiva evocazione mistica oppure soltanto una sorta di puzzle di frammenti di esperienze vissute e collegati da nessi conformi ad un’esperienza possibile. Nel primo caso, il collegamento tra problema reale e situazione evocata parrebbe esclusivamente simbolico. Nel secondo caso, pur ammettendo la possibilità di una via d’uscita mediante l’invenzione di un punto di vista alternativo, non è chiaro che tipo di nesso ci sia e quindi che tipo di risultato terapeutico si generi in quanto sfugge l’ordine degli eventi e della causalità.

5/6 – Controindicazioni alla terapia

L’iter di cura è composto da una decina di incontri con una frequenza di un’incontro al mese in maniera consecutiva. Il primo incontro preliminare serve a determinare l’idoneità del paziente a questo tipo di terapia. Attraverso l’anamnesi e il racconto di sé il paziente espone al terapista il problema e la percezione del problema. Il terapista individua gli elementi chiave per elaborare una prima diagnosi clinica. Il paziente non è idoneo quando vengono riscontrate: depressione acuta, epilessia, tendenze suicide, disturbi bipolari, eccessiva aggressività inoltre non possono intraprendere il percorso le donne in stato di gravidanza e i minorenni.

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