Come affrontare i tic nervosi

1/4 – Introduzione

I tic nervosi sono movimenti involontari, spasmodici e ripetitivi dovuti a contrazioni di gruppi di muscoli che svolgono la stessa funzione. Questo problema abbastanza serio può coinvolgere sia gli adulti che i bambini. Generalmente i tic insorgono nel corso dell’infanzia tra i 5 ed i 9 anni con un picco d’incidenza attorno ai 7 anni. I maschi ne sono affetti con frequenza 3 volte maggiore rispetto alle femmine. I I bambini affetti da tic possono presentare anche balbuzie, deficit di attenzione, disturbi nell’apprendimento e difficoltà di concentrazione. È importante cercare di risolvere questo inconveniente il prima possibile per evitare di andare incontro a gravi conseguenze o ad una serie di complicazioni. Leggendo questo tutorial si possono avere alcuni utili consigli e delle corrette indicazioni su come è possibile affrontare i tic nervosi.

2/4 – Sindrome

Ci sono delle vere e proprie sindrome che sfociano in tic abbastanza complessi. In questi casi il soggetto non è in grado di controllare le sue espressioni corporee in quanto diventano invasive. La persona non si limita a compiere un singolo gesto ripetitivo ogni tanto. Egli associa a movimenti complessi scariche di parole scurrili oppure ripetizioni di vocaboli che non hanno alcun senso logico con il resto del discorso. Altro atteggiamento tipico è quello di ripetere a “pappagallo” le ultime parole pronunciate dall’interlocutore (ecolalia). La sindrome si acuisce in particolari situazioni di ansia e stress. È importante allora cercare di non fare sentire a disagio la persona che vive questa problematica. Infatti, se egli si sente a disagio può aumentare sia la frequenza che l’intensità del tic.

3/4 – Cause

Successivamente è indispensabile capire quale è la causa oppure le cause che scatenano nel soggetto le contrazioni involontarie. Un attento esame psicologico o pediatrico è fondamentale per scongiurare la presenza di eventuali cause organiche. Dopo l’esclusione di queste ultime si possono affrontare quelle psicologiche. In questo caso i tic sono dovuti a stanchezza, insicurezza, paura oppure rabbia. A volte si tratta di bambini che hanno subito costrizioni fisiche nel corso dell’infanzia. Altre volte i bambini possono aver subito delle aggressioni punitive. Può succedere che di fronte a queste situazioni compaia all’improvviso il tic. Nelle forme autolesive il bambino rivolge il tic verso di sé. Egli si strappa i capelli, si rosicchia le unghie, sbatte la testa contro il muro. In alcuni casi è necessario il parere di un esperto.

4/4 – Intervento

Il bambino comunica attraverso il tic il proprio disagio. È opportuno fare un’indagine familiare e personale accompagnata da un intervento psico-educativo per comprendere il disturbo. A volte basta dare alcuni suggerimenti ai familiari, ad esempio indurli ad una condotta di attesa. Bisogna invitarla a prestare poca attenzione al caso permettendo al bambino di esprimersi come vuole. Generalmente sono proprio lo stress e le tensioni dei familiari a provocare nel soggetto ansia. Al tic si accompagnano spesso sentimenti di vergogna di frustrazione in seguito al rifiuto degli altri ed all’ansia per il timore che il tic si possa manifestare in pubblico. Se il tic persiste per oltre un anno (tic complesso) bisogna effettuare un intervento psicoterapeutico da integrare eventualmente farmacologico. I farmaci devono essere somministrati sotto stretto controllo specialistico. L’intervento farmacologico va riservato ai casi più gravi, specialmente se associati a disturbi comportamentali.

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